Piazza S. Marco prende il nome dalla chiesa parrocchiale dedicata a quel Santo, documentata dal 1168, che dopo lo spostamento della parrocchia nella chiesa di S. Bartolomeo, fu venduta ai Reali; questa famiglia la donò alla parrocchia di S. Bartolomeo.
La vasta p.za S. Marco, circondata da modesti edifici, in buona parte del XX secolo, ha al centro uno spiazzo erboso sul quale nel 1974 è stata collocata la monumentale scultura in marmo bianco:"Forma squadrata con taglio", opera di Henry Moore, uno dei maggiori artisti del nostro secolo, che è divenuta in breve parte integrante del panorama culturale cittadino. La suggestiva opera è un'architettura di forme organiche, morbidamente vitalizzate dalla luce; la moderna classicità la rende un'emblematica porta, un collegamento aperto tra il passato e il presente di Prato, ruolo ribadito anche dalla collocazione, nello spazio un tempo occupato dalla trecentesca Porta S. Marco o Fiorentina (demolita intorno al 1883 per consentire l'ingresso in città del tramvai), sull'asse dei viali che collegano il Castello dell' Imperatore al fiume e alla retrostante Stazione.

Un tratto delle mura trecentesche è ancora visibile lungo via Arcivescovo Martini; sul luogo dell'attuale parcheggio sorse nel 1630-31, per volontà della Compagnia del Pellegrino, un camposanto nel quale vennero tumulati i circa seicento morti causati dalla peste.
Abbandonato nel 1852 e solo in piccola parte usato dalla Misericordia fino al 1874, il cimitero venne definitivamente smantellato nel 1898.

La realizzazione dell'attuale Stazione Centrale di Prato è legata alla ripresa del progetto di una ferrovia da Firenze a Bologna (la Direttissima).
Dopo la prima proposta per una linea ferroviaria da Firenze e Prato per Bologna, avanzata da Giovanni Ciardi nel 1845 su idea del pratese Carlo Martelli (e accantonata in favore della Porrettana), un nuovo progetto di Luigi Protche (1885), corrispondente praticamente a quello realizzato, fu approvato nel 1908 e avviato nel 1913. Una lunga interruzione fu causata dallo scoppio della guerra, e il progetto fu ripreso solo nel 1920, grazie all'interessamento del sottosegretario ai Lavori Pubblici, il pratese Giovanni Bertini. Fin dall'approvazione era stata prevista una nuova stazione per la città, e dopo varie ipotesi venne definita la posizione del complesso e predisposto (1914 - 1916) un piano per lo sviluppo del quartiere dove doveva sorgere, comprendente un sistema di viali di collegamento con la città, piazze e giardini. Alla posa della prima pietra, nel 1921, il progetto (del Fioretti) prevedeva una sorta di castello neomedioevale, ma intorno al 1929 fu predisposto dal Ministero dei Lavori Pubblici (a cura del professor De Margheriti) un nuovo disegno, attuato con poche varianti tra il 1930 ed il '34, anno in cui la Stazione ferroviaria ed i giardini (con fontana di fronte alla stessa) vennero inaugurati da Vittorio Emanuele III. Semidistrutta nel 1944 dai bombardamenti, la Stazione venne ricostruita seguendo le linee originarie nell'immediato dopoguerra. La Stazione Centrale costituisce un esempio interessante, ma certamente assai attardato, di storicismo di gusto ottocentesco; il fabbricato viaggiatori ha tre corpi principali, con facciate movimentate da leggere sporgenze, ma adotta elementi classicheggianti di massicce proporzioni: lesene di ordine gigante fiancheggiano le parti emergenti, robusti bugnati segnano gli spigoli e orlano i portali. Elemento appena originale sono le tre grandi monofore vetrate che alleggeriscono la zona centrale. Al corpo principale si affacciano edifici più semplici che, con aggiunte perpendicolari, danno all'insieme la pianta a C che costituisce la quinta prospettica del vasto piazzale.

Circondato da un fossato, ora zona erbosa, il bastione pentagonale ha pareti a scarpa realizzate con regolare muratura in mattoni, rinforzata agli spigoli da bozze di arenaria e segnata nella zona alta da una cornice a bastoni, sempre in arenaria, sulla linea delle cannoniere. L' imponente struttura fa parte di un progetto di aggiornamento della cerchia medioevale delle mura voluto da Cosimo I, come ricorda una lapide sul bastione (ma già avviato in precedenza, almeno dal 1528), in funzione della difesa con e contro le armi da fuoco.
Il bastione di S. Giusto, la struttura più possente fra quelle realizzate, fu costruito nel 1555/'57 sotto la direzione di David Fortini, ampliando un bastione costruito pochi anni prima, ma subito ritenuto insufficiente alla difesa.

Con la smilitarizzazione della Città, nel 1740, anche il bastione di S. Giusto fu affittato a privati, che ne acquisirono la proprietà nel secolo seguente; conserva all' interno alcuni percorsi scavati nel terrapieno, ed un bel giardino pensile alla sommità.
Il tratto delle mura che si ricollega verso Est al bastione prospetta su un' ampia zona a prato. Qui le mura trecentesche mostrano i resti di una delle venti torrette intermedie (altre sono ancora visibili in vari tratti delle mura), abbattute nel 1555/'57 insieme alla merlatura, perché inadatte e addirittura pericolose alla difesa contro le armi da fuoco.
Un' apertura moderna a destra della torretta dà accesso alla zona nuova dell' Ospedale della Misericordia.

È stata la prima pista ciclabile ad essere realizzata e a tutt'oggi risulta completata.

In futuro questa pista sarà inglobata nella costruenda "Centro - Polo scolastico via Reggiana".
Corre parallela a via Monnet da cui è separata da una fila di alberi. All' inizio, lato Ospedale della Misericordia, è interessante notare il Bastione di San Giusto

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