La realizzazione dell'attuale Stazione Centrale di Prato è legata alla ripresa del progetto di una ferrovia da Firenze a Bologna (la Direttissima).
Dopo la prima proposta per una linea ferroviaria da Firenze e Prato per Bologna, avanzata da Giovanni Ciardi nel 1845 su idea del pratese Carlo Martelli (e accantonata in favore della Porrettana), un nuovo progetto di Luigi Protche (1885), corrispondente praticamente a quello realizzato, fu approvato nel 1908 e avviato nel 1913. Una lunga interruzione fu causata dallo scoppio della guerra, e il progetto fu ripreso solo nel 1920, grazie all'interessamento del sottosegretario ai Lavori Pubblici, il pratese Giovanni Bertini. Fin dall'approvazione era stata prevista una nuova stazione per la città, e dopo varie ipotesi venne definita la posizione del complesso e predisposto (1914 - 1916) un piano per lo sviluppo del quartiere dove doveva sorgere, comprendente un sistema di viali di collegamento con la città, piazze e giardini. Alla posa della prima pietra, nel 1921, il progetto (del Fioretti) prevedeva una sorta di castello neomedioevale, ma intorno al 1929 fu predisposto dal Ministero dei Lavori Pubblici (a cura del professor De Margheriti) un nuovo disegno, attuato con poche varianti tra il 1930 ed il '34, anno in cui la Stazione ferroviaria ed i giardini (con fontana di fronte alla stessa) vennero inaugurati da Vittorio Emanuele III. Semidistrutta nel 1944 dai bombardamenti, la Stazione venne ricostruita seguendo le linee originarie nell'immediato dopoguerra. La Stazione Centrale costituisce un esempio interessante, ma certamente assai attardato, di storicismo di gusto ottocentesco; il fabbricato viaggiatori ha tre corpi principali, con facciate movimentate da leggere sporgenze, ma adotta elementi classicheggianti di massicce proporzioni: lesene di ordine gigante fiancheggiano le parti emergenti, robusti bugnati segnano gli spigoli e orlano i portali. Elemento appena originale sono le tre grandi monofore vetrate che alleggeriscono la zona centrale. Al corpo principale si affacciano edifici più semplici che, con aggiunte perpendicolari, danno all'insieme la pianta a C che costituisce la quinta prospettica del vasto piazzale.